AMBRA NEL PASSATO MITO E LEGGENDA
L’AMBRA NEL PASSATO MITO E LEGGENDA
I poeti greci, dotati di brillante fantasia, asserirono che l’ambra era formata dalle lacrime delle sorelle di Fetonte che, inconsolabili dalla fatale sciagura che colpì il fratello, furono trasformate in pioppi posti lungo le sponde del Po’ dove le loro lacrime scendevano sotto forma di resina.
In effetti i primi ritrovamenti d’ambra da parte dei Greci furono effettuati nella pianura padana, in vicinanza dei colli Euganei.
L’illustre Plinio asseriva che l’ambra era una resina del pino, indurita dalla freschezza dell’autunno.
Tacito, che ha descritto l’ambra proveniente dall’Europa settentrionale, la credette un sugo spremuto dai raggi del sole e colorato dal mare.
Quindici secoli dopo Agricola, dotto naturalista di Misnia, descrisse l’ambra come un bitume liquido indotto in mare ed ivi addensato.
Federico Offmanno esaminando i luoghi dove essa si trovava in Germania, suppose fosse un olio leggero separato dal legno bituminoso.
Il primo studio scientifico sulla natura dell’ambra è dovuto all’abate Francesco Ferrara, professore primario di fisica nella regia Università di Sicilia in Catania, che nel 1805 pubblicò le memorie sopra l’ambra siciliana.
Studiando circa 80 pezzi d’ambra raccolti in tutta la Sicilia ( foce del Simeto, Centuripe, Petralie, Nicosia, Ragusa, Licata, Agrigento ) definì alcune caratteristiche fisiche fra le quali: il suo peso specifico compreso fra 1,065-1,100; la sua durezza era tale da non essere scalfita dalle unghia ma cede alla lima; la struttura era compatta e vetrosa con rottura concoide liscia e nitida; strofinata fra le dita, spandeva un odore assai piacevole e manifesta un elettricità capace di attrarre piccoli corpi posti vicini.
L’abate ipotizzò che l’origine dell’ambra fosse organica, probabilmente dovuta alla resina di alberi di conifere.
Inoltre i corpi di piccoli insetti contenuti all’interno, indicano che l’ambra era allo stato liquido.
I pezzi d’ambra per lo più furono ritrovati sotto strati argillosi e bituminosi. Il Ferrara ipotizzò che i frammenti ritrovati furono sepolti dal mare, che li ammassò sotto questi detriti prima di lasciare quei luoghi.